L’empatia è il flusso emotivo della comunicazione ed è caratterizzato da un ascolto attivo e una predisposizione da parte di una persona, di interesse sincero e autentico rispetto all’altro e a quello che sta dicendo. Questa predisposizione viene spesso condizionata dal proprio stato fisico e dal contesto comunicativo. Il comportamento e l’ascolto cambiano in funzione del livello di accettazione dell’altro e di noi stessi.
Secondo molteplici studi neuroscientifici e le teorie più recenti (si parla molto dei neuroni specchio), confermano la predisposizione genetica e l’aspetto innato della capacità empatica. Se pensiamo che nei neonati, l’imitazione, è una delle primissime capacità ad essere utilizzata (per esempio imitare le espressioni della mamma), questo sembra essere strettamente collegato alle capacità empatiche nell’adulto. Per cui sono convinto che l’empatia abbia delle solide basi innate. Si può allenare e raffinare nel corso degli anni come facciamo noi psicologi psicoterapeuti. Altre volte è più difficile essere consapevoli e “sentire” questa capacità, perché abbiamo difficoltà a sentire in primis le nostre emozioni e a rivolgere l’attenzione in noi stessi, per paura di scoprire cosa abbiamo “dentro” e cosa sentiamo. Infatti accogliere e rispettare i propri sentimenti e le proprie emozioni, è molto spesso un compito arduo. Nell’empatia oltre alle nostre emozioni, viviamo le emozioni dell’altro come se fossero nostre. Infatti, come nell’imitazione per i neonati che imitano le espressioni della mamma come se fossero le loro, diventano le loro e iniziano a maturare una comprensione e una chiave di lettura del mondo, unica e personale, rispetto alle proprie esperienze e alla propria storia di apprendimento. Gradualmente nel corso degli anni, questi bambini diventati adolescenti, teorizzano e migliorano la comprensione della mente dell’altro: come si potrebbe sentire e cosa potrebbe pensare l’altro in relazione ai nostri comportamenti. Diventando adulti possiamo accettare le emozioni dell’altro mentre le distinguiamo, cosicché l’altra persona si sente profondamente capita ed accettata. Questo fenomeno avviene molto spesso in maniera inconsapevole con il proprio partner, con la famiglia e con gli amici più stretti. Ma avviene molto più difficilmente con gli altri.
La società e la cultura individualista occidentale e l’attuale periodo di incertezza e sfiducia nei confronti della società e degli altri, possono essere considerate le principali cause del declino dell’empatia.
Sono pertanto particolarmente favorevole all’iniziativa Danese, un’ora di empatia a settimana a scuola, seppur condivido maggiormente una visione innata e neuro-evolutiva dell’empatia, come componente essenziale e funzionale per relazionarci agli altri.
Nel seguente link potete consultare l’articolo: “Nelle scuole danesi un’ora a settimana si insegna l’empatia. Per avere adulti più felici.