Prima la pandemia oggi la guerra, è senza dubbio un periodo che ci sta mettendo tutti a dura prova e da un mese all’altro ci siamo ritrovati ad affrontare nuove paure, accompagnate da pensieri e preoccupazioni. Travolti da questa nuova ondata di incertezza, pieni di domande e dubbi, spesso la nostra mente vaga tra i ricordi del passato e le previsioni catastrofiche del futuro, ed è del tutto normale che accada, anche se la maggior parte delle volte produce dolore e sofferenza. Crediamo e tentiamo in ogni modo di arrestare questo processo, di combattere i pensieri o arrestarli, ma questo produce l’effetto opposto: i pensieri aumentano, le nostre scelte si orientano al solo tentativo di fuggire da dolore e sofferenza. A tutto ciò abbiamo un’alternativa importante ed efficace. Possiamo scegliere di rinunciare al controllo verso questo atteggiamento della nostra mente, rinunciare a farci domande o discutere con i contenuti dei nostri pensieri. Possiamo scegliere di entrare pienamente in contatto con il momento presente e lasciare che la nostra esperienza interna (pensieri, emozioni e sensazioni) scorra come meglio crede e vivere il momento presente. Questo è il modo più efficace per evitare che il dolore ci travolga. Si tratta di coltivare la curiosità e la disponibilità verso tutto ciò che il momento presente contiene. Proviamo per un attimo a guardarci intorno e notare alcuni odori, alcuni colori, alcune forme e suoni, un gusto e una sensazione e soprattutto notare il nostro respiro. Ognuno di questi elementi può accadere solo in questo momento. Quando lo avrete rintracciato, concedete ad ogni sensazione, odore, colore e forma il diritto di esistere ed essere esattamente come vi appare, e mentre lo fate agite facendo ciò che serve, ciò che è utile e necessario in quel momento. Esserci completamente dipende da come agiamo e non da come sentiamo e di concedere la nostra presenza fisica e le nostre scelte alle persone e alle circostanze che ci circondano, anche se dentro di noi facciamo esperienza di qualcosa che vorremmo non avere e non sentire.
La pandemia COVID-19 ha ampiamente cambiato lo stato della scienza psicologica, poiché questa pandemia è intrinsecamente un fenomeno sociale, un evento imperniato sul contatto tra uomo e uomo. In risposta al contenimento del dilagarsi della pandemia abbiamo dovuto interrompere praticamente ogni aspetto della vita sociale, per prevenire la trasmissibilità del virus con restrizioni comportamentali, come restare a casa e allontanamento sociale generalizzato. L’incertezza esistenziale, economica, socio-politica e culturale da COVID-19, ha impattato in maniera significativa sul proprio senso di identità.
Le odierne sfide legate alla pandemia, alla crisi economica, tensioni sociali, crisi di governo e declino degli imperi sono: disoccupazione, inflazione e diminuzione del potere di acquisto della moneta, decreti legislativi di emergenza e quarantene, terrorismo psicologico e mediatico, vaccinazioni di massa e malattia o morte del familiare. Questi fattori possono creare profonde sensazioni di minaccia per la propria identità sociale e psicologica.
La paura e l’incontrollabilità durante questo periodo di grande incertezza, potrebbe influenzare profondamente il nostro sistema cognitivo motivazionale. Quando sentiamo una riduzione del controllo sulla minaccia, ragioniamo intensamente e attivamente per gestire lo stress, in parte attraverso capacità cognitive finalizzate ad autoregolare le proprie emozioni a discapito dell’incolumità fisica e personale.
Questi stati mentali possono promuovere processi decisionali che privilegiano obiettivi a breve termine rispetto a obiettivi a lungo termine. Per esempio, le persone che soffrono di insicurezza alimentare o stress tendono a mangiare in modo malsano; le persone che vivono in povertà sono più prontamente spinte a prendere prestiti per interessi; e quando i prodotti scarseggiano, le persone reagiscono in acquisti panicosi e compulsivi.
Uno dei modi per riuscire a contrastare questi stati mentali maladattivi e per adattarsi a rispondere a situazioni imprevedibili, può essere praticando l’auto-compassione, che implica: auto-gentilezza, ossia trattare il sé con un atteggiamento premuroso, piuttosto che giudicante; promuovere sentimenti di appartenenza al genere umano, riconoscendo che è “solo umano” commettere errori; e consapevolezza, per adottare un approccio più equilibrato alle battute d’arresto.
L’auto-compassione può aiutare ad affrontare le difficoltà indotte dalla pandemia e dalle incertezze del mondo, avvicinandosi con gentilezza alla propria ridotta produttività e controllo della propria vita quotidiana, generando emozioni più salutari, ad esempio meno stress e maggiore ottimismo e più desiderio di migliorare sé stessi. Vedi anche l’articolo “Emergenza coronavirus, come affrontarla efficacemente”.
Disinformazione e fake news
Ci sono diverse pandemie che spazzano il mondo. Il primo, ovviamente, è causato dal virus Covid-19. Ma abbiamo visto anche teorie cospirative e false informazioni diffondersi sulla scia della pandemia, anche per quanto riguarda i possibili scenari geopolitici attuali e futuri, militari ed economici con la crisi politico-militare mondiale.
Per esempio con la pandemia, c’era l’idea che il Covid-19 stessa fosse una bufala, e che fosse diffusa dalle nuove reti 5G. Poi ci sono state le affermazioni di cure miracolose, come l’idea che bere metanolo potesse uccidere il virus, una convinzione che ha causato centinaia di morti in Iran. Le fonti sono varie, dai guru della salute, agli attivisti anti-vaccinazione e persino ai governi stranieri che potrebbero voler seminare discordia per guadagno politico, e per questo l’inondazione totale di disinformazione a cui abbiamo assistito è stata diversa da qualsiasi cosa che abbiamo mai visto prima ad ora.
Con così tanta incertezza intorno alla pandemia di coronavirus e ai problemi che affliggono il mondo al giorno d’oggi, la disinformazione minaccia di confondere ulteriormente le persone e nel caso della pandemia la comprensione stessa della malattia e i modi migliori per proteggere se stessi e i propri cari. Con la crisi economica e geopolitica mondiale stiamo vivendo un periodo storico in cui sono presenti tutti gli ingredienti per la “ricetta perfetta per un potenziale disastro”.
Non si tratta di disinformazione sui normali tipi di dibattiti politici. Stiamo parlando della pandemia potenzialmente peggiore degli ultimi 100 anni.
Anticorpi mentali
Allo stesso modo in cui una vaccinazione tradizionale utilizza una forma indebolita o inerte dell’agente patogeno per innescare il sistema immunitario, una “vaccinazione” e protezione dalle fake news, richiede che le persone siano esposte alla minaccia in un ambiente sicuro (dove le affermazioni sono facilmente sfatate). Ciò aumenta quindi la nostra consapevolezza della disinformazione nel mondo reale, attivando i cosiddetti “anticorpi mentali” che ci aiutano a rilevare affermazioni non verificabili.
Più le istituzioni e le organizzazioni mondiali prendono atto dell’idea di questo fenomeno, e maggiormente si potrà mettere preventivamente in guardia le persone sulle strategie che possono essere utilizzate per contrastare il diffondersi della disinformazione intorno alla pandemia.
Questo sarà particolarmente importante farlo oggi, in questo periodo in cui finalmente abbiamo un vaccino, poiché ancora una volta assistiamo ad un’esplosione di fake news intorno alla sua sicurezza ed efficacia.
Misure antivirali
I mass media e le organizzazioni sanitarie e politiche per riuscire a combattere tali affermazioni, dovranno prestare particolare attenzione a questi fattori di disinformazione. Se possibile, dovrebbero cercare di evitare di ripetere esse stesse le false affermazioni e costruire le loro campagne intorno ai fatti reali stessi.
Che siamo un portavoce ufficiale o semplicemente stiamo cercando di dare un piccolo contributo individuale, possiamo tutti utilizzare questi principi per combattere la diffusione della disinformazione.
Come un vero virus, la sopravvivenza della disinformazione si basa essenzialmente sul suo numero R (riproduzione), se ogni persona lo trasmetterà a più di un’altra persona. Se un numero sufficiente di persone viene istruito sulla disinformazione ed è abbastanza scettica da non trasmetterla, potremmo raggiungere uno stato di “immunità di gregge” e quindi la decadenza fisiologica e naturale della falsa informazione.
Il primo passo è evitare di ripetere le false affermazioni stesse e condividere solo materiale che sappiamo essere effettivamente accurato. La ricerca mostra che anche le persone intelligenti possono essere facilmente ingannate da affermazioni false grazie a “distorsioni cognitive” personali e incarnate nella nostra storia di apprendimento, quindi cerchiamo di verificare le informazioni rispetto a una fonte affidabile prima di condividerle.
Quando tentiamo di sfatare una falsa affermazione, cerchiamo di non essere troppo emotivi, soprattutto se si riferisce a una questione politicamente delicata. Altrimenti le persone che non sono d’accordo con noi avranno molte più probabilità di condividerlo. Il neuroscienziato sociale della New York University di Van Bavel et al. 2020, che di recente è stato co-autore di un articolo sui modi in cui le scienze comportamentali possono aiutare con la risposta alla pandemia della disinformazione e del negazionismo, dimostra che moderare il nostro linguaggio può aumentare la portata del nostro messaggio alle persone che hanno bisogno di ascoltarlo. Se ci mettiamo in un disaccordo attivo con qualcuno che condivide una teoria del complotto, proviamo a porre domande piuttosto che semplicemente presentandogli i fatti. Quando lo facciamo, chiediamo loro di spiegare come funziona questa elaborata cospirazione, piuttosto sul perché ci credono.
Possiamo accettare il fatto che non riusciremo mai a convincere i teorici più hardcore della cospirazione. Ma questo non è neanche necessario farlo. Per esempio per quanto riguarda il Covid-19, abbiamo solamente bisogno che una parte significativa della popolazione possa accedere alla vaccinazione il più velocemente possibile. Non sappiamo quale sia questo numero, che si tratti del 50, 60 o 70%, ma è per questo quello per cui stiamo lavorando tutti insieme, dalla comunità scientifica internazionale al singolo individuo che aderisce alla campagna di vaccinazione, uniti e orgogliosi di far parte di questo grande progetto mondiale di vaccinazione e contrasto della pandemia.
È meraviglioso immaginare che, quando la vera pandemia di Covid-19 sarà sotto controllo e le grandi potenze del mondo ritorneranno a dialogare in maniera costruttiva e pacifica, potremmo anche avere un trattamento funzionante per i virus della mente.