L’insorgenza della sintomatologia depressiva sarebbe il risultato dell’interazione tra diversi fattori stressogeni di varia natura. Il bambino depresso, a differenza dell’ansioso, non è affetto dal timore di possibili pericoli, vive in un mondo in cui la catastrofe si è già avverata e tutto ha perso senso e direzione. In un giovane potrà prevalere il senso di sfiducia nella possibilità di sviluppare le proprie potenzialità, andando facilmente incontro a stati di scoraggiamento e di rinuncia. Lo stato depressivo è evidente dall’espressione del viso, dalla postura ripiegata e contratta, dal tono di voce grigio e monotono. Ci sono anche problematiche fisiologiche di inappetenza o insonnia.
L’orientamento cognitivo – comportamentale individua tre componenti importanti che possono caratterizzare lo stato depressivo di un individuo anche in giovane età:
- la depressione sia la conseguenza di una carenza di rinforzi provenienti dall’ambiente esterno, tale da causare un crescente isolamento sociale. La sindrome depressiva verrebbe poi rinforzata dall’attenzione che i familiari normalmente rivolgono al soggetto quando manifesta i suoi sintomi di tristezza e disperazione (Lewinsohn et al. 1990);
- quando una persona avverte di non poter esercitare alcun controllo sull’ambiente (soprattutto sugli eventi negativi), tende a sviluppare quel senso di disperazione e passività tipico dell’umore depresso. Questo senso d’impotenza sarebbe il risultato di una serie di esperienze in cui il soggetto non ha potuto sperimentare la propria capacità d’influenzare l’ambiente. Una limitata esperienza di sperimentare le proprie capacità può compromettere uno sviluppo adeguato del proprio senso di autoefficacia, ossia la convinzione di poter esercitare un certo controllo sul proprio contesto di vita (Seligman e Peterson, 1986);
- gli individui depressi posseggono schemi cognitivi negativi che sistematicamente distorcono gli eventi. In particolare, il disturbo dell’umore sarebbe la conseguenza di una visione negativa e pessimistica di sé stessi, del mondo circostante e del futuro. Pertanto forme di pensiero negative predispongono l’individuo allo sviluppo di sentimenti di tristezza e disperazione. In questo senso non sarebbe l’umore negativo all’origine dei pensieri auto svalutanti e catastrofici del soggetto depresso (Beck et al., 1979).
Se il bambino non sperimenta esperienze educative positive e l’ambiente familiare e/o sociale non permette lo sviluppo e la sperimentazione delle proprie capacità, limitandolo o reagendo in maniera minacciosa e aggressiva, il bambino potrebbe cominciare a sviluppare uno schema di sé come persona inadeguata e di scarso valore.
Lo strutturarsi di tale schema cognitivo porterà il bambino a selezionare in maniera arbitraria e distorta gli eventi ambientali, concentrandosi solo su quelli che confermano il suo scarso valore e ignorando qualsiasi esperienza positiva. In questo modo l’individuo comincerà a strutturarsi anche una visione negativa dell’ambiente e di quanto ci si può aspettare dal futuro (la triade cognitiva di Beck).