È un lavoro affascinante, impegnativo, gratificante e come un detective non tralascio nulla al caso. Scrivo, leggo, rifletto, su ogni caso diverso, speciale, unico. Svelare ed elaborare i motivi per cui talvolta si prova così tanto disagio, aiutando le persone a ritrovare sé stesse, smarrite e disorientate nel proprio sistema percettivo caotico e spaventato, cosicché possano ritornare a vivere le proprie vite in maniera dignitosa e soddisfacente.
I tempi del processo terapeutico sono influenzati da innumerevoli variabili del terapeuta e del paziente come per esempio gli stili di attaccamento reciproci, l’approccio terapeutico, variabili ambientali, qualità dell’alleanza terapeutica ecc. Fornire gli strumenti necessari per rendere il paziente autonomo e non dipendente dal terapeuta è un passaggio fondamentale per ridurre i tempi del percorso terapeutico. I miei colleghi più illustri scrivono libri, manuali e trattati di psicologia e psicoterapia a riguardo.
Ricordo con piacere uno dei miei primi pazienti, che manifestava una problematica pervasiva di ossessività e compulsività. Aveva chiamato una domenica mattina per fissare un appuntamento il giorno seguente, in forte stato di panico e agitazione. Sono passati diversi anni, eppure l’entusiasmo e il desiderio di essere d’aiuto, hanno fissato in memoria questo ricordo lucido e vivido, come un’immagine impressa e proiettata per mezzo di una camera oscura nella fotografia. Entusiasta del mio inizio professionale, ho condiviso con il paziente un percorso terapeutico meraviglioso con ottimi risultati. Per la prima volta ho avuto conferma che la psicoterapia cognitivo – comportamentale funziona, come aveva funzionato con me l’anno precedente per motivi formativi e personali.