Nonostante l’insonnia o i disturbi del sonno possano essere una reazione naturale a una situazione stressante e non indicano necessariamente un disturbo psicopatologico, vi è comunque il rischio che diventino continui e duraturi, protraendosi a volte anche dopo la fine della crisi che li ha causati.
Non è affatto straordinario che compaiano disturbi del sonno come reazione a eventi importanti della vita; questi a causa della loro stessa natura, producono sovreccitazione e pensieri inquietanti che disturbano la tranquillità mentale, specie quando non si è occupati, come quando stiamo sdraiati sul letto, a luce spenta e nel silenzio dei nostri pensieri assordanti e pervasivi.
I disturbi del sonno sono un barometro della condizione generale della persona
Quindi i disturbi del sonno rappresentano molto spesso degli indicatori importanti della condizione generale della persona, sono un barometro preciso delle sue condizioni mentali, poiché il sonno reagisce rapidamente alle situazioni di tensione e ansia, a volte ancor prima di ogni altro sistema corporeo.
In un periodo di vita di preoccupazioni e stress per l’individuo, durante il sonno i pensieri possono aumentare di contenuto immaginativo, con la conseguente risposta emozionale che provoca un aumento dell’arausal (soglia base della propria attività mentale corrispondente alla vigilanza nei confronti dell’ambiente e del proprio stato fisico e/o mentale) e quindi il risveglio improvviso durante il sonno.
Il problema centrale della cura dell’insonnia e dei disturbi del sonno
Per cui una delle chiavi principali per addormentarsi sta quasi certamente nel tenere a freno i pensieri. E’ difficile addormentarsi quando si continua a rimuginare se fare o meno un certo investimento finanziario, oppure anche quando ci si rivolta nel letto con la paura di passare un’altra notte senza sonno.
Il problema centrale della cura dell’insonnia risiede nel fatto che è impossibile obbligare qualcuno a dormire contro la sua volontà. Il sonno deve sopraggiungere spontaneamente.
Una difficoltà ad addormentarsi indica che vi è qualcosa di sbagliato nel processo di preparazione al sonno.
L’obiettivo è eliminare gli ostacoli e aiutare i pazienti a prepararsi a dormire
La terapia cognitivo comportamentale si propone l’obiettivo di eliminare gli ostacoli e aiutare i pazienti a prepararsi a dormire in modo che la transizione dalla veglia al sonno sia agevole. Infatti gli insonni dovrebbero seguire un certo numero di regole comportamentali che facilitano l’adattamento alle abitudini corrette. Adottare buone abitudini può aiutare molto più di qualsiasi altra tecnica terapeutica.
Pertanto possiamo frequentemente riscontrare nella persona insonne molti elementi di comportamenti appresi e di condizionamenti. Ad esempio lo riscontriamo quando le persone <<imparano>> a non dormire entrano in un circolo vizioso, poiché man mano che l’insonnia si aggrava, il condizionamento diventa stabile e di conseguenza più difficile da trattare. Il disturbo può attenuarsi se i soggetti dormono lontano da casa e dal proprio letto e non incontrano, prima di andare a dormire, gli stimoli serali che generano lo stato di ansia.