Il disturbo ossessivo compulsivo può essere inquadrato in un certo qual modo tra i disturbi d’ansia. Tuttavia le ossessioni sono fenomeni specifici che non vanno confuse con le preoccupazioni che possono accompagnare i fenomeni d’ansia e le manifestazioni depressive. Infatti diversamente dalle preoccupazioni, le ossessioni sono pensieri, impulsi e immagini mentali ricorrenti e persistenti che sono vissuti dalla persona che né soffre come intrusivi e inappropriati. In questo caso la persona è perfettamente consapevole che questi pensieri sono un prodotto della propria mente, tuttavia né riconosce anche l’estranietà e l’irragionevolezza, per cui lotta attivamente per allontanarle dalla propria mente, a differenza delle preoccupazioni dell’ansia che sono invece ritenute opportune e giustificate.
Le compulsioni sono comportamenti come controllare e ricontrollare, riordinare e allineare, lavarsi ripetutamente le mani, contare o ripetere parole mentalmente ecc., con l’obiettivo di ridurre il disagio che accompagna un’ossessione o per prevenire qualche evento temuto. Anche in questo caso la persona si rende conto dell’irragionevolezza della compulsione e si impegna a resistere e non metterla in atto, ma senza successo.
Le ossessioni e le compulsioni possono estendersi ed articolarsi fino ad occupare gran parte della giornata, condizionando in maniera significativa la qualità di vita della persona che né soffre.
Per esempio per una persona religiosa con l’ossessione di pensare, immaginare o dire cose blasfeme si può analizzare il grado in cui evita di frequentare luoghi di culto o situazioni in cui sono presenti riferimenti religiosi; per una persona che ha l’ossessione di poter essere contaminata da sporcizia, microbi o batteri si valuta l’intensità e la frequenza dei comportamenti compulsivi di pulizia eccessiva del proprio corpo o delle parti maggiormente esposte come le mani, e comportamenti di evitamento di luoghi o situazioni che considera potenzialmente minacciosi o contaminanti come per esempio luoghi affollati, bagni pubblici ecc.
Pertanto il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da ossessioni o pensieri, immagini mentali, impulsi valutati come profondamente negativi e potenzialmente pericolosi per sé stesso e per gli altri, che generano ansia nell’individuo e per far fronte a questo disagio psicologico e diminuire l’ansia, la persona mette in atto compulsioni sia mentali che comportamentali (per esempio comportamenti ritualizzanti che possono richiedere diverso tempo per essere portati a termine, condizionando e compromettendo pesantemente la vita sociale e personale dell’individuo).
Ricordiamo che diversamente dalle preoccupazioni innocue e banali, transitorie e situazionali, che possiamo sperimentare frequentemente nella nostra vita, la persona che soffre di questo disturbo, considera le proprie ossessioni come irrazionali e involontarie, intrusive e che vanno contro i propri principi, preoccupazioni molto spesso irragionevoli che inondano in continuazione la propria coscienza.
L’interpretazione, i significati e l’importanza che diamo ad un particolare pensiero può generare un’ossessione, nella misura in cui viene valutata così profondamente pericolosa e in conflitto con le proprie convinzioni o valori, inducendo un senso di incontrollabilità circa la propria attività mentale e il proprio comportamento.
L’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo è ormai scientificamente provata, basata su un solido modello scientifico e la conferma arriva dalle linee guida dell’APA, American Psychiatric Association, stilate sulla base di rigorose revisioni della letteratura scientifica.