Claustrofobia, paura degli spazi chiusi, aracnofobia, paura dei ragni, acrofobia, paura dei luoghi alti ecc. In passato si aveva la tendenza a denominare ciascuna fobia con il nome dell’oggetto temuto per identificare una fobia specifica rappresentata da una paura marcata, persistente, irragionevole, sproporzionata per stimoli precisi e situazioni circoscritte. La reazione di paura è talmente angosciante o la situazione sembra essere così pericolosa che il soggetto evita l’oggetto fobico. Altri esempi comuni possono essere alcuni animali, cani, topi, piccioni ecc. oppure ricevere un iniezione, entrare in ascensore o viaggiare in aereo.
La persona solitamente è consapevole dell’irragionevolezza della paura, ma non riesce a controllarla in modo accettabile, con significative compromissioni della vita sociale o lavorativa. Molte persone possono aver paura di viaggiare in aereo o prendere l’ascensore, ma questo non comporta la possibilità di poter comunque utilizzare le scale o trovarsi costretti a viaggi in treno per raggiungere la destinazione. E’ più corretto parlare di fobia quando un pilota di un aereo è costretto a rinunciare alla sua carriera lavorativa perché ha la fobia di volare. I motivi per cui una fobia persiste possono essere individuati sia in esperienze di apprendimento traumatiche e precoci, sia dall’essere angosciati per la reazione di paura.
In accordo con quanto detto, le fobie specifiche come per esempio la fobia della guida può essere insorta come reazione a un allarme reale (ad esempio aver assistito e/o essere stato coinvolto in un incidente automobilistico) oppure come una reazione a un falso allarme (ad esempio un attacco di panico durante la guida). Anche se un attacco di panico mentre si sta guidando è senza dubbio un’esperienza terrorizzante, lo si considera un falso allarme perché l’ansia iniziale non è stata scatenata da uno stimolo minaccioso chiaramente identificabile nell’ambiente reale, come nel caso di un incidente automobilistico. Le fobie specifiche pertanto sono delle reazioni di fuga o attacco innescate in modo inappropriato o eccessivo dalla presenza di oggetti o situazioni specifiche. La paura può avere origine dalla giusta valutazione di un evento pericoloso del passato (ad esempio un incidente automobilistico), o da una stima inaccurata, ma minacciosa di un evento innocuo (ad esempio un attacco di panico).
Inoltre nelle fobie specifiche è importante indagare attentamente su quale è lo stimolo che elicita la paura: ad esempio potrebbe non essere il dentista che genera paura, ma piuttosto la paura di soffocare, pensando agli strumenti e alle mano del dentista propria bocca. Questa paura è riconducibile a una minaccia biologica significativa che ha caratterizzato il processo evolutivo della nostra specie, in quanto bisogno fondamentale di respirare, come la paura dell’altezza, del buio, dell’acqua ecc. Questa forte predisposizione può talvolta instaurare un’associazione allo stimolo potenzialmente fobico per le maggiori probabilità di pericolo riscontrate nella storia evolutiva della specie.
Per concludere, ulteriori caratteristiche riscontrabili in una reazione fobica specifica troviamo la difficoltà delle persone nella possibilità di evitare la paura utilizzando unicamente il ragionamento; hanno caratteristiche che vanno al di là del controllo volontario; sono rapidamente acquisite e difficili da estinguere e portano quasi sempre a un evitamento reale e desiderato.
Dagli anni 60 è stata documentata a più riprese l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale per svariati tipi di fobie specifiche. Con questo approccio la percentuale di pazienti mostra sensibili miglioramenti a seconda dei criteri considerati e dal numero di sedute e a distanza di tempo i progressi ottenuti sono generalmente mantenuti.