La necessità di operare in modo attento e sistematico anche con i genitori di bambini che manifestano problematiche cognitive e comportamentali di vario genere, nasce da almeno quattro considerazioni:
- la famiglia è una risorsa importante per cercare di favorire i comportamenti positivi del bambino, soprattutto nell’età prescolare;
- il lavoro con il bambino, a volte non è sufficiente per osservare l’apprendimento di adeguati comportamenti a casa e a scuola (osservazione ecologica e analisi funzionale dei comportamenti);
- l’istinto materno e paterno, ovvero la disponibilità dei genitori ad affrontare le problematiche sollevate dal figlio, alcune volte non sono sufficienti a modificare i comportamenti maladattivi e disfunzionali. Infatti in questo periodo dell’infanza e dell’adolescenza possono maturarsi Schemi Maladattivi Precoci (SMP) definiti da Jeffrey Young come: “un tema o un aspetto generale e pervasivo che comprende ricordi, emozioni e cognizioni. E’ relativo a sé e alle proprie relazioni con gli altri e viene elaborato e mantenuto nel corso della vita”, in quanto rappresentano il conosciuto, il familiare da cui non ci si vuole distaccare;
- la frequente presenza di relazioni disfunzionali dei membri della famiglia con il bambino ne aggravano il suo profilo psicologico.
I genitori vengono incoraggiati ed aiutati ad affrontare i sintomi della sofferenza psicologica del bambino, utilizzando tecniche efficaci per gestire quei comportamenti che sono per loro molto problematici.
Il Parent Training prevedono una parte di lavoro cognitivo, per ristrutturare le attribuzioni dei genitori circa i comportamenti negativi dei loro figli e una parte di insegnamento di strategie comportamentali. I parent training sono piuttosto mirati e tendono a distinguere le problematiche coniugali dagli aspetti relativi all’educazione dei figli.
Nella psicoterapia cognitivo – comportamentale, ai genitori viene insegnato a dare chiare istruzioni, a rinforzare positivamente i comportamenti accettabili, a ignorare alcuni comportamenti problematici e a utilizzare in modo efficace le punizioni.
Accanto all’insegnamento di tecniche comportamentali, un passaggio molto importante riguarda l’interpretazione che i genitori fanno dei comportamenti negativi del figlio. Come nel training con il ragazzo, è fondamentale lavorare sulle attribuzioni di significato, perché da queste dipende il loro vissuto e benessere, e di conseguenza il modo di porsi nei confronti del figlio.
Durante gli incontri mirati alla comprensione del problema vengono fornite delle informazioni corrette sul problema, si creano delle aspettative realistiche riguardo all’intervento, si raccolgono delle informazioni dai genitori rispetto all’attuale situazione e si danno informazioni sul training. Gli incontri che servono a preparare i genitori al cambiamento, hanno l’obiettivo di rendere espliciti i pensieri e i comportamenti dei genitori nei confronti del figlio.
Infine, durante i colloqui che servono a definire in modo più preciso il problema, ai genitori viene insegnato un metodo per analizzare le situazioni, allo scopo di identificare i fattori che favoriscono l’instabilità del bambino: gli antecedenti (eventi che predicono l’insorgenza di comportamenti negativi), i comportamenti-problema (analisi precisa di quello che il bambino compie) e le conseguenze (cosa succede dopo che il bambino ha manifestato un comportamento problematico).
Con l’aiuto dello psicologo, i genitori possono auto-osservarsi su come si propongono ai loro figli di fronte alle situazioni complesse e come applicano le strategie di soluzione dei problemi. Uno degli obiettivi è proprio quello di trasmettere alla famiglia buone abilità di soluzione dei problemi; per cui si utilizza il modellamento del comportamento dei genitori per trasferire queste abilità anche ai bambini.